Il nome ha conservato la sua origine latina e si riferisce alla denominazione che usavano gli antichi Romani per il larice europeo. Il genere comprende una decina di specie, più o meno di grandi dimensioni, tutte caratterizzate dalla perdita delle foglie in autunno.
Specie coltivate: Larix decidua, larice europeo, grande albero a portamento eretto, alto fino a m 40 e con un diametro di oltre cm 150. È l'unica Conifera spontanea del nostro paese, a foglie caduche, ed assume, prima della caduta di queste, un bellissimo colore giallo oro, suggestivo ornamento delle montagne alpine. La corteccia, sottile nelle piante giovani, diventa molto spessa, sino a cm 20, in quelle vecchie; e allora costituita da grosse placche separate da ampie fessure longitudinali rossastre e viene usata non di rado per intagliarvi vari oggetti ornamentali. Il sistema radicale molto robusto, caratterizzato da un grosso fittone che scende in profondità e da forti radici laterali, ancora saldamente l'albero al terreno, consentendogli di sfidare impunemente le bufere dell'alta montagna. Le foglie sono inserite singolarmente sui piccoli rami di allungamento (macroblasti), mentre sugli altri (brachiblasti), lunghi non più di qualche millimetro, sono inserite a ciuffetti anche di 30-40. Di questo bell'albero esistono molte razze e varietà, distinguibili tra di loro sia per alcuni caratteri morfologici (dimensioni degli strobili, forma della chioma, ecc.), che per le diverse esigenze relative ai fattori climatici ed edafici. Il larice europeo è una specie tipica delle montagne dell'Europa Centrale; vegeta infatti sulle Alpi, sui Carpazi, nei Sudeti, nelle Alpi Transilvaniche ed in un'ampia zona della Polonia Meridionale e Centrale. In Italia questa conifera si trova, come già detto, sulle Alpi, con maggiore frequenza in quelle occidentali e centrali, mentre manca quasi completamente nelle Alpi Giulie. Su quelle occidentali vegeta con individui isolati tra gli 800 e i 2500 metri s.l.m., mentre su quelle orientali tali limiti scendono rispettivamente a 250 e 1900 metri. La fascia di vetazione in massa è pero più ristretta.
L'optimum clirriatico di questa specie è l'alta montagna ed in certe zone
e la pianta a portamento arboreo che raggiunee le maggiori altitudini; è però in grado di scendere spontaneamente a quote molto più basse ed è possibile intatti trovarla anche in boschi dove la vegetazione è ascrivibile a quella propria della lascia del Castanetum (zona di vegetazione del castagno). A qualsiasi età ha bisogno di molta luce e per questo i lariceti sono sempre alquanto radi e l'abbondante quantità di luce che filtra attraverso le chiome rende possibile lo sviluppo di suggestivi e riposanti tappeti erbosi. Si adatta a tutti i tipi di terreno, purché dotati di un
buon drenaggio, in quanto non sopporta l'acqua stagnante; è una specie colonizzatrice che si insedia facilmente sui ghiaioni e nelle aree denudate da varie cause rraturali od antropiche, favorendo l'insediamento successivo di altre specie più esigenti. I lariceti occupano nel nostro paese una superficie di circa 200.000 ettari. Questa specie manca completamente allo stato naturale sugli Appennini, dove è stata introdotta in varie localita con risultati variabili da zona a zona, discreti in genere nella parte settentrionale della catena montuosa ed in Sila. Interessante e la rinnovazione naturale riscontrata in un lariceto artificiale che si trova in una localita del Parco Nazionale degli Abruzzi. Anche se questo risultato va considerato con interesse dal punto di vista scientifico, non bisogna dimenticare come l'introduzione di specie esotiche in un Parco Nazionale ed in genere in qualsiasi ambiente naturalisticamente significativo sia da considerare un errore. Il larice si propaga esclusivamente per semi. L'impianto si può fare per semina, nelle stagioni più favorevoli, oppure per piantagione, impiegando semenzali di due anni, ben sviluppati, o trapianti
di 3-4 anni. Come quasi tutte le Conifere, i larici, sottoposti a sfruttamento
forestale, si governano ad alto fusto e la forma di trattamento migliore è il taglio raso per piccole superfici. Il legno, pesante, dal durame rossastro e
profumato, essendo assai resinoso, è molto pregiato ed apprezzato per costruzioni di ogni genere. Ha una grande resistenza meccanica e dura moltissimo se completamente sommerso: gran parte di Venezia, infatti, fu edificata su palafitte di larice. La resina di questa pianta, la cosiddetta trementina di Venezia, veniva un tempo molto usata in farmacia ed ancora oggi trova alcuni impieghi in diverse industrie. La malattia più grave da cui essa può essere colpita è il Cancro del larice, prodotto da un fungo (Dasyscipha wilkommii) che, soprattutto nei luoghi umidi, attacca le piante uccidendo quelle giovani e causando danni notevoli al legno di quelle adulte. Vi è poi un altro fungo (Polyporus officinalis), che forma dei tipici
corpi fruttiferi a forma di mensola fuoriuscenti dal fusto, molto apprezzati dagli erboristi per il suo micelio ad azione antidrotica. Il larice europeo si presta molto bene per alberature campestri e per l'impiego in parchi e giardini, anche perché, perdendo le foglie in autunno, consente una buona illuminazione, durante l'inverno, sotto alla sua chioma. Per motivi ornamentali si coltivano le varietà fastigiata e pendula, quest'ultima
dai rami caratteristicamente piangenti; larice eurolepis, ibrido tra il larice europeo e quello giapponese, cresce più rapidamente dei genitori e raggiunge un'altezza di m 30-35; larice gmelinii, alto fino a m 20, è originario dell'Asia nord-orientale; larice griffithii cresce solo nelle località
a clima mite, raggiunge un'altezza di m 22-23 e la sua patria d'origine è la catena dell'Himalaya: larice laricina, chiamato localmente tamarack, è alto come la specie precedente ed è originario deli'America nord-orientale, dove vive anche nelle zone paludose; si distingue dalle altre specie per gli strobili molto piccoli; larice leptolepis o larice giapponese, dalla sua patria
d'origine, è più piccolo della nostra specie, non superando i nr 30-35 di altezza; ha i giovani ramoscelli rossastri ed è stato diffuso, sia per scopi ornamentali che per il suo rapido accrescimento, anche nel nostro paese, ad altitudini minori di quelle dove vegeta abitualmente il larice europeo ; larice occidentalis, originario della parte occidentale del Nord-
America, raggiunge l'altezza di m 27-28.
Coltivazione: in ltalia si coltivano solo larice deciduo, larice leptolepis e larice x eurolepis, sia per la produzione di legname, sia per il rinsaldamento di terreni nudi, sia infine, per scopi ornamentati. È sempre
bene limitarne l'impiego ai terreni ben drenati e dove non vi siano da temere gelate tardive. Si propagano solo per seme, mediante l'impianto diretto o impiegando semenzali e trapianti, come già ricordato per il larice europeo.
Larice
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