Ibridismo

Si indica con tale termine l'insierne delle teorie e degli studi riguardanti gli incroci, per mezzo della fecondazione e riproduzione, sia tra animali che tra
vegetali. Gli incroci non possono avvenire indiscriminatamente, ma solo tra forme che, pur presentando differenze,abbiano un certo grado di affinità; questa necessità è determinata dal numero di cromosomi proprio di ogni specie, perciò gli ibridi compaiono soprattutto tra specie diverse dello stesso genere ed assai più raramente tra generi distinti ma molto affini. I  processi biologici riguardanti l’ibridismo sono complessi, ed ovviamente si potrà darne qui soltanto una spiegazione semplificata e schematizzata. Ogni cellula di un tessuto presenta una parte centrale detta nucleo, che contiene un certo numero di elementi chiamati cromosomi, che sono i portatori e trasmettitori dei caratteri ereditari, detti geni , Questo numero,
che viene indicato col simbolo n, è fisso per ogni specie, per quanto, soprattutto nei vegetali, lo si possa incontrare triplicato, quadruplicato, ecc. ; il numero base compare soltanto nelle cellule germinali, che sono aploidi e cioè con n cromosomi, mentre quelle di tutti gli altri tessuti, chiamate cellule somatiche, sono diploidi, e cioè contengono 2n cromosomi. Tutte le cellule sono in continuo rinnovamento ed accrescimento e si moltiplicano per divisione, in un processo chiamato mitosi, nel corso del quale i cromosomi si scindono dapprima longitudinalmente per disporsi poi in modo che al momento della divisione i nuclei delle due cellule risultanti continuino ad averne lo stesso numero di quella originaria, 2n, La moltiplicazione delle cellule germinali,dette gameti, è più complessa ed avviene per mezzo di un processo detto divisione riduzionale o meiosi. Al suo inizio i cromosomi si allungano e si appaiano verticalmente, in modo che ogni coppia di essi risulti formata da un elemento di origine materna e da uno di origine paterna; i nuovi corpi risultanti si accorciano nuovamente e quindi si separano dando luogo a quattro nuclei e quindi a quattro cellule. Una delle risultanti e la cellula uovo
che, allorche sarà fecondata, prenderà il nome di zigoto: in essa i cromosomi maschili e quelli femminili si sommano, in modo che il risultato è una cellula con il numero di cromosomi 2n come tutte le cellule somatiche, e cioè è diploide. Tali cromosomi provengono non soltanto dai due distinti gameti maschile e femminile, ma anche in parte da quelli dei progenitori a causa delle meiosi avvenute nelle precedenti divisioni e il numero quindi delle combinazioni possibili dei caratteri diviene più ampio
nel corso delle generazioni. Le coppie di geni paterni e materni corrispondenti ad ogni determinato carattere possono o meno essere uguali: nel primo caso gli individui risultanti si dicono omozigoti, nel secondo eterozigoti .Le discendenze indicate con il simbolo F (filiazioni), così F1, rappresenta, la prima generazione, F2, la seconda, e così via. Le leggi dell'ereditarietà ci dicono che nella prima generazione, F1, i discendenti possono presentare un carattere intermedio a quello relativo dei due genitori, oppure preponderanza di quello di un genitore, che viene chiamato carattere dominante, in confronto al carattere corrispettivo più debole dell'altro genitore che viene indicato come carattere recessivo. In ambedue i casi, però, nella F2, avviene la disgiunzione o segregazione dei caratteri: si avrà così il 25% degli individui con il carattere di un genitore, il 25% con il carattere dell'altro ed il 50% con carattere intermedio. Questa
legge tuttavia è applicabile soltanto ad omozigoti che differiscono tra loro soltato per un carattere, o almeno pochissimi (due o tre), ed implica la autofecondazione della F1. E’ evidente che, allorché i caratteri dei due genitori differiscano in numero più grande o la F1, venga incrociata con individui provenienti da altri ceppi, il risultato sarà un numero di combinazioni e di permutazioni non soltanto crescente, ma addirittura esorbitante. È così abbastanza semplice prevedere i risultati riguardo ad un solo fattore (ad esempio il colore dei fiori), almeno approssimativamente nelle varietà di cui si conosce la composizione atavica ed abbastanza esattamente partendo da specie tipo, ma l'influenza degli altri fattori sarà spesso imprevedibile. Così, ibridando una pianta alta con fiori rossi ed una bassa con fiori bianchi, potremo ottenere in F2 piante alte con fiori bianchi, alte con fiori rossi, alte con fiori rosa, basse con fiori bianchi, rossi o rosa, intermedie con fiori bianchi, rossi o rosa, ed infine una completa gamma di altezze e di colori rosa. Se poi le due piante fossero risultanti ognuna di precedenti incroci, naturale o artificiale, potrebbero risultare individui completamente inaspettati, con fiori addirittura di altri colori. La probabilità di ottenere di nuovo individui con i caratteri di un genitore allo stato puro è fortemente aumentata nel caso di un grandissimo numero di individui discendenti, e diviene più grande col crescere di tale numero; in questo caso essa può essere calcolata per mezzo di metodi matematici e statistici, ma difficilmente il numero
di osservazioni necessarie è alla portata del floricoltore, che si deve
spesso basare su metodi empirici o di adattamento. Talvolta gli incroci tra
varietà molto affini tra di loro danno luogo ai cosiddetti ibridi stabili o costanti che hanno quasi sempre caratteri intermedi fra quelli dei genitori e li conservano inalterati nei discendenti dando origine a nuove varietà con forme costanti; ciò accade soprattutto allorché tra gli individui risultanti dall'incrocio ve ne sia uno completamente omozigotico che potrà essere riprodotto stabilizzandosi. A volte si puo presentare un fenomeno detto apomissia che da luogo a falsi ibridi in cui i semi compaiono e maturano senza fecondazione, provenienti da ovuli con 2n cromosomi e presentano quindi soltanto un'eredità materna risultando perfettamente identici. Essi possono essere corretti, almeno parzialmente, con impollinazione incrociata. Un altro fenomeno che si presenta non infrequentemente è l'incompatibilità dei caratteri che si puo presentare nella stessa pianta,
o specie, oltre che in quelle diverse; questa difficoltà viene superata con l'impollinazione incrociata, sia in natura che artificialmente. In generale le F1
risultano molto più vigorose dei genitori; questa particolarita, che le rende preziose in floricoltura, scompare rapidarnente anche soltanto dopo due o tre generazioni: essa viene conosciuta come eterosi o lussureggiamento degli ibridi, ed è prodotta per lo più artificialmente. Spesso, poi, sempre in floricoltura, si cerca di ottenere per ibridazione delle forme di fiori che sono comunemente chiamati doppi e vengono indicati botanicamente come pleno
o flore pleno: in realtà cio che si ottiene non è il raddoppiamento dei petali, ma la trasformazione in organi petaloidi degli organi sessuali, come ad esempio gli stami, per il che tali fiori risultano parzialmente o totalmente sterili a seconda che la trasformazione riguardi gli organi di un solo sesso o di ambedue. A volte, invece, coesistono su di una pianta fiori fertili e fiori
sterili, che sono spesso più vistosi dei primi, e la cui comparsa può essere incrementata per incrocio sino alla sparizione dei fiori fecondi dando luogo
a piante intermedie sterili che dovranno essere moltiplicate agamicamente ma non potranno più essere riprodotte gamicamente.
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