Piante di Aloe: specie, coltivazione

Nome probabilmente derivato da un termine arabo o ebraico con significato di amaro.
Già nel I sec. d. C. Dioscoride usava la parola greca alóe per il nome della pianta e da questo era stato coniato anche il termine aloedarion per indicare la purga che se ne estraeva. Il genere annovera succulente sempreverdi, africane, alcune delle quali, naturalizzate nell'area mediterranea, presentano foglie acuminate quasi sempre disposte a rosetta e quasi tutte con spine marginali.
Simili alle Agave, con le quali sono spesso confuse, tuttavia sono in gran parte caulescenti ed hanno vistose infiorescenze a pannocchia con fiori rossi, gialli od arancione.
Nella
forma giovanile molte specie hanno foglie dicotomiche che, salvo per poche specie, cambiano posizione con l'età disponendosi a spirale ed assumendo la forma definitiva a rosetta.
Alcune specie hanno importanza economica per il succo condensato che si estrae dalle foglie carnose, di sapore amarissimo e che, variamente lavorato, costituisce a dosi piccolissime un tonico digestivo ed in dosi moderate un blando purgante.
L'Aloe arborescens e l'Aloe vera sono spontaneizzate nell'Italia Meridionale ed in Riviera e rustiche negli altri climi miti della penisola.

Specie coltivate:
aloe arborescens raggiunge sino m 6 d'altezza, è molto ramificata, forma veri cespugli dai numerosi polloni basali, ha rosette aperte di foglie strette e spinose, spesso ricurve verso l'esterno quando invecchiano, finché si inclinano verso il fusto disseccandosi; ha fiori rossi. Aloe brevifolia, specie bassa, con molti polloni che formano dense colonie di rosette dalle foglie glauche e robuste, triangolari e carenate, spinose anche sulla pagina inferiore, semi-rustica; ne esistono una varietà depressa ed una variegata.
Aloe ciliaris, sarmentosa, con fusti sottili e ramificati e foglie poco carnose, distanziate lungo i fusti man mano che essi si allungano, leggermente spinose, fiori scarlatti con punta verdastra.
Aloe ferox ha fusto piuttosto alto e robusto con foglie grandi e carnose, incavate nella pagina superiore e bitorzolute su quella inferiore, spine brune molto robuste. Le foglie conservano una disposizione distica per lungo tempo e solo le piante più vecchie formano una vera rosetta; non emette quasi mai polloni.
Aloe mitriformis, rosetta di foglie verdi carnose e concave con spine marginali pallide che sono generalmente persistenti per tutta la lunghezza del fusto che può raggiungere un metro. Forma molti polloni basali sino a dar luogo a piccoli cespugli a fiori rossi.
Aloe plicatilis, specie dalla forma molto diversa dalle altre, ha foglie dicotomiche strette e carnose verde-glauco con sottilissima dentellatura sul margine bianco, portate sulla punta dei grossi fusti ramificati che crescono molto lentamente sino a formare un arbusto di circa m 2. Non emette polloni e le talee di fusto radicano con difficoltà.
Aloe striata, grande rosetta quasi acaule, con ampie foglie carnose grigio-glauco leggermente striate longitudinalmente, una delle rare specie inermi, con i margini bianchi che divengono rosa al sole, non emette quasi mai polloni ed è stata ibridata con molte altre specie.
Aloe variegata, specie nana che raggiunge al massimo cm 30 e cresce lentamente, con foglie carnose ed appuntite azzurro-glauco con irregolari screziature bianche, imbricate in ordine trigono e molto carenate, con margini fìnemente dentellati bianchi e spina apicale.
Può essere usata con successo come pianta d'appartamento poiché sopporta un certo grado di calore invernale.

Coltivazione: la coltivazione delle Aloe in Italia è facile, purché si tenga presente che debbono avere un terriccio molto permeabile, non organico, per quanto piuttosto ricco e che temono molto la marcescenza; dovranno quindi essere opportunamente dosate le innaffiature tranne che nel periodo estivo. Tutte richiedono soltanto riparo al gelo, purché siano tenute asciutte nei periodi più freddi. Si moltiplicano per polloni o talee di germogli o di fusti; quelle che non ne emettono, si propagano per seme che è però di crescita piuttosto lenta; le piante che emettono polloni difficilmente, possono essere incoraggiate a farlo potandole a capitozza, nel qual caso si può usare anche la sommità del fusto come talea. Qualsiasi tipo di talea deve essere effettuato su sabbia appena umida dopo aver bene lasciato asciugare la ferita.

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