I botanici classificano come Piante alpine solamente quelle che crescono tra il limite delle conifere e la linea delle nevi perenni. Alla nostra latitudine questa zona corrisponde in genere ad una altitudine compresa tra i 1600 e i 2000 metri s.l.m. : ma varia alle diverse altitudini fino a trovarsi al livello del mare nelle regioni artiche.
Comunemente però si indicano col nome di piante alpine tutte quelle che si trovano nelle zone di alta collina o montane. Le piante alpine presentano, rispetto a quelle dello stesso genere viventi ad altitudini inferiori o rispetto a generi affini, molti adattamenti per sopravvivere alle condizioni di vita estremamente disagiate dell'ambiente in cui si trovano.
Per molti mesi dell'anno queste piante, allo stato naturale, sono coperte da uno spesso strato di neve gelata; questa agisce da coibente tra il terreno e l'aria cosicché le piante sono mantenute, ad una bassa temperatura, mai quanto quella dell'aria soprastante ed anche ad un livello costante; inoltre sono in un ambiente relativamente asciutto poiché tutta l'acqua presente è allo stato di ghiaccio.
In primavera, col fondersi delle nevi, hanno abbondantissima acqua a disposizione e si sviluppano con rapidità. Bisogna però tenere presente che, sebbene durante il disgelo il terreno sia saturo d'acqua, questa situazione è di breve durata, sia per la struttura fisica del sottosuolo sempre piuttosto roccioso, sia perché essendo scosceso esso drena rapidamente; perciò l'ambiente di alta montagna è sempre piuttosto xerofilo. Le pietraie, in particolare, sono pressoché prive di terra e costituiscono un habitat eccezionalmente asciutto e freddo. Man mano che si sale nel livello, aumentano le difficoltà di vita; infatti le temperature permangono basse per un tempo più lungo e la neve non scompare che alla fine della primavera, perciò le piante situate al limite della vegetazione devono avere una crescita veloce dovendo crescere, svilupparsi, fiorire e produrre semi prima che le nevicate autunnali le ricoprano nuovamente. Questa è una delle ragioni per cui più in alto si sale più le piante sono piccole; un'altra è che le piante grandi non possono far fronte alle bufere di venti che imperversano alle alte quote e in conseguenza di ciò la maggior parte delle piante alpine assumono un andamento prostrato e si abbarbicano nelle crepe delle rocce dove trovano una discreta protezione. Quando si vogliono coltivare piante alpine in un giardino roccioso o in Alpinetum bisogna naturalmente cercare di assicurare loro un ambiente molto simile a quello naturale.
I fattori da tenere presente sono molti: in primo luogo le piante risentono la differente durata del giorno, non tanto come ore di luce, quanto come presenza diretta del sole; infatti esso, in montagna, compie un breve arco nel cielo, essendo il suo sorgere ritardato ed il suo tramontare anticipato dalle alte vette; non è quindi giusto collocare piante alpine in esposizione di mezza ombra se esse crescono normalmente in condizioni fredde ed umide o piantarle in esposizione soleggiata se amano il sole nel loro ambiente naturale, poiché la nostra equivarrebbe per loro a condizione desertica. Allo stesso modo esse sono ben resistenti al gelo anche intenso, se questo è costante, ma non sempre si adattano a sopportare inverni umidi e temperature variabili, soprattutto-quelle che hanno foglie lanuginose.
È necessario perciò studiare con molta attenzione la disposizione delle piante in modo che esse trovino nella nuova sede una rispondenza alle loro esigenze biologiche ed ecologiche. Alcune piante di montagna particolarmente decorative o interessanti potranno, volendo, essere coltivate in vaso e poste in serra fredda o in cassoni, ma la sistemazione migliore per esse è una roccaglia che offra zone esposte in maniera diversa per poter scegliere le condizioni di temperatura, di luce e di umidità più opportune. Questi giardini rocciosi non devono perciò essere dei mucchi caotici di sassi, ma sarà bene studiarli e programmarli in modo che offrano sia zone ghiaiose che terrose, zone più umide ed altre invece ben drenate, lati più scoscesi ed altri pianeggianti in modo che possa trovarvi sede tutta la numerosa schiera di piante rupicole. Un altro fattore di fondamentale importanza che deve essere controllato, prima di rnettere a dimora una nuova piantina, è la natura chimica del terreno. Infatti vi sono piante che sono indifferenti al substrato, adattandosi più o meno bene ad ogni tipo di terreno; altre invece, calcicole, prosperano solo nei terreni calcarei e deperiscono se messe in terra priva di calcio; altre ancora, viceversa, odiano il calcare, sono cioè calcifughe e muoiono se esso è presente.
Per esempio la genziana dalla facile e spesso abbondante fioritura non produce le sue brillanti campanule azzurre quando è presente calcare nel terreno.
Nella costruzione di un giardino roccioso si deve tener conto di questi caratteri e, per quanto è possibile, si può cercare di creare dei settori impiegando rocce di tipo sia calcareo che silicico e completarli con l'aggiunta, nelle anfrattuosità tra i massi, di sfatticcio delle rocce madri in modo da offrire alle piante dei veri microambienti che consentano loro maggiori possibilità di attecchimento e di sopravvivenza. Si deve porre attenzione a che questi settori non interferiscano troppo l'uno con l'altro affinchè le piante in esse disposte non risentano l'influenza dei caratteri del suolo a loro sgradito.
Molte piante alpine possono essere ottenute da semi posti a germinare in vasi con terreno sabbioso e ben drenato.
Febbraio o marzo sono i mesi migliori per alcune semine, mentre per molte piante come le androsacee, le campanule, le genziane, le primule e le saxifraghe è preferibile effettuare la semina non appena i semi sono maturi e comunque non più tardi di dicembre. I vasi si immergono in torba o in cenere per essere mantenuti alla giusta umidità, in un cassone freddo tenuto in ombra.
Spesso la germinazione è ineguale e stravagante: può avvenire anche dopo alcuni mesi o addirittura dopo un anno; è meglio perciò non essere troppo frettolosi nel disfarsi del contenuto dei vasi. Il metodo della semina è preferito quando si vuole disporre di una certa quantità di piantine; ma è più veloce ottenerle con la moltiplicazione per divisione o per talea. Non è possibile effettuare la divisione con tutte le piante indifferentemente; ma quelle che formano cespugli come Achillea, Aubrietia, Campanula, Phlox, Thymus ed altre sopportano molto bene questa manipolazione. L'inizio dell'autunno è il periodo migliore per dividerle, ma se è necessario, ciò può essere fatto anche agli inizi della primavera.
Se le parti ottenute sono piccole è più prudente invasarli singolarmente e tenerli in cassone freddo piuttosto che cercare di piantarli subito in un giardino roccioso.
Per quanto riguarda le talee è preferibile farle in agosto-settembre; per le campanule ed alcune genziane si può provvedere anche in primavera.
Il momento migliore per quelle di Aubrietia è in giugno dopo la fioritura. In qualsiasi momento vengano fatte, le talee dovranno essere poste a radicare in cassone freddo, riparate dai raggi solari diretti; talee lunghe cm 2-3 in genere radicano meglio se poste in vasi di cm 8-10 di diametro, contenenti un composto molto sabbioso; possono essere innaffiate ogni giorno, dall'alto, durarite il periodo caldo, finché le radici non si siano formate. Quando si vuole fare solo poche talee si può evitare di metterle nei cassoni; radicheranno molto facilmente coprendo il vaso con un sacchetto di plastica tenuto fermo da un elastico; a questo scopo sono adatti anche piccole campane di vetro che mantengono l'atmosfera umida intorno alle talee ed evitano cosi le innaffiature quotidiane. Questa pratica non è però utilizzabile per le piante con foglie tomentose, come Helichrysum, poiché l'atmosfera troppo umida danneggia rapidamente la bellezza della lanugine. Molte specie possono radicare bene anche in cassoni aperti, riparati dal sole, o sotto tende di plastica con l'estremità aperta, in un letto sabbioso.
Tra le tante piante adatte all'Alpinetum, le conifere nane costituiscono una continua attrattiva durante tutto l'arco dell'anno. Anche queste possono essere moltiplicate per talea, tagliando i segmenti lunghi cm 5-8 in zone di fusto vecchio; sono molto lente a radicare, ma richiedono le stesse cure delle talee di piante alpine. Non si deve cercare di farle radicare al caldo, poiché questo le farà soltanto raggrinzire. Un qualsiasi ormone radicante, tra i tanti del commercio, usato secondo le istruzioni della casa, faciliterà la radicazione sia delle talee di conifere, sia di qualsiasi altra pianta legnosa.
Piante alpine: specie, coltivazione
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