Il nome ha conservato Iìl'origine latina, sagina nutrimento e si riferisce al
fatto che queste piante erano considerate ottime per il pascolo del bestiame, soprattutto per gli ovini. Il genere non è ben definito, in quanto i diversi autori vi attribuiscono un numero di specie variabile, da otto a cinquanta. Sono piante erbacee, annuali o perenni, originarie delle regioni temperate e fredde dell'emisfero settentrionale, mentre una sola specie è citata per quello australe. Esse, che presentano notevoli affinità con Minuartia, formano dei piccoli e densi cuscini verdi, con foglie lineari, acute, senza stipole, e con piccoli ed incospicui fiori bianchi spesso sprovvisti di petali, o con 4-5 petali interi o bifidi, 4-5 o l0 stami ed un ovario globoso sormontato da 4 o 5 stili. Alcune di queste specie sono considerate erbe inutili, mentre due o tre vengono invece coltivaie. Nel secolo scorso la specie Sagina pilifera era consigliata come erba per tappeto erboso, ma non ebbe molto successo in quanto si sviluppava a chiazze e veniva facilmente sopraffatta dalle erbacce. Ciò non toglie che essa sia adattissima per costituire i piccoli spiazzi erbosi in un giardino alpino o tra le pietre di un vialetto lastricato.
Specie coltivate: Sagina glabra è perenne, glabra, ma frequentemente anche pubescente, di aspetto prostrato, con una grande facilità di radicazione ai nodi; le foglie sono filiformi ed i piccoli fiori bianchi, con cinque petali, sbocciano in luglio-agosto. E’ una specie abbastanza frequente nelle zone montane di tutta la nostra penisola, fino alla Calabria,
ma viene considerata come varietà di Sagina saginoides; se ne conosce anche una varietà orticola aurea, a foglie gialle; Sagina nodosa, anch'essa perenne, è alta cm 5-15; è più o meno glabra, con una rosetta di foglie basali da cui nascono i fusticini ascendenti. È caratterizzata da fiorellini
bianchi, che sbocciano da maggio ad agosto, i cui petali sono lunghi tre volte il calice; essi sono per lo più solitari e terminali. E’ una specie anche italiana, che ama le zone sabbiose o torboso-paludose, ma è abbastanza rara; si trova solo in alcune stazioni montane, nei gruppi del Gran S. Bernardo, del Monte Rosa ed in Alto Adige; Sagina pilifera non è più alta di cm 5, è strisciante, e forma dei densi cuscinetti di foglie lineari, aguzze, molto appressate, con fiori relativamente grandi portati da lunghi peduncoli. Anche questa specie è considerata una varietà di Sagina saginoides; essa è endemica della Sardegna (Monte Gennargentu) e della Corsica, dove si trova da m 400 ad oltre m 2500 s.l.m.; è molto simile a Sagina subulata e spesso viene confusa con essa; Sagina procumbens è una piantina bienne o perenne, glabra, con fiori che hanno quattro sepali ed altrettanti petali, piccolissimi o addirittura mancanti, portati da un peduncolo ricurvo; fioriscono da aprile ad agosto. E’ abbastanza diffusa anche nella nostra penisola, in ambienti sabbiosi, incolti o coltivati, fino a discrete altitudini; Sagina subulata è un'erbetta di un bel verde brillante, alta cm 6-8, con foglioline lineari, acute, e piccoli fiori bianchi portati all'estremità dei rametti, che fioriscono da maggio ad agosto. Ama le posizioni di mezza ombra ed i terreni piuttosto sabbiosi.
Coltivazione: queste piante possono essere coltivate con una certa facilità
in qualsiasi tipo di terreno e praticamente in qualsiasi posizione, eccetto che in un ambiente in ombra. Esse vengono utilizzate come piante ricoprenti per superfici molto ridotte o per formare delle piccole bordure, nonostante il loro scarso valore decorativo. La propagazione avviene per mezzo della semina, operata in marzo, all'aperto, in aiuole soleggiate, o per divisione delle piantine più robuste, in marzo o aprile.
Sagina
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