Le intolleranze alimentari sono disturbi che possiamo definire rearioni avverse al cibo
e che non sono provocati dal sistema immunitario (quindi non sono allergie).Le intolleranze sono note fino dall'antichità: già Ippocrate (fondatore della
medicina nella Grecia classica) aveva descritto effetti negativi dovuti all'ingestione di latte vaccino. Gli esempi più noti di intolleranza alimentare sono quella al lattosio (latte e latticini freschi), il favismo (fave e piselli) e la celiachia (glutine dei cereali). Sono dovuti a carenze di enzimi: le persone che ne soffrono hanno una quantità insufficiente di molecole capaci di favorire la digestione di alcune sostabze presenti nell'alimento. Nella massima parte, queste carenze enzimatiche si manifestano nell'ambito dell'apparato digerente, come accade per l'intolleranza al lattosio, che determina diarrea gonfiore e dolori addominali, mentre nel caso della celiachia si possono manifestare debolezza muscolare e problemi nella crescita .Nel favismo la più importante manifestazione dell'intolleranza è una forte anemia
La diagnosi di un'intolleranza alimentare può avvenire per esclusione, individuando
l'alimerto sospetto ed eliminandolo dalla dieta per circa 20 giorni. Se i sintomi spariscono per poi ricomparire quando l'alimento viene reintrodotto nella dieta per altri
20 giorni circa c'è il rischio di trovarsi davanti a un'allergia o a un'intolleranza.
Intolleranza alimentare: cibi che fanno male
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