Pygmaea

Il nome viene dal latino pygmaeus, a sua volta derivato dal greco pugmajos nano, piccolo, in riferimento alle minuscole dimensioni di tutte le piante appartenenti a questo genere, in passato attribuite a Veronica ed Hebe. Vi si attribuiscono solo sei specie di minuscoli arbusti prostrati, con steli striscianti e radicanti che formano dei pulvini verde-grigiastri; sono tutte provenienti dalle montagne meridionali della Nuova Zelanda. Si tratta quindi di piante sufficientemente rustiche, che si prestano ad essere coltivate nei giardini rocciosi e negli Alpinetum, sebbene possano essere anche coltivate in piccoli e bassi contenitori. Solo una specie di questo genere si trova però in coltivazione, ma varrebbe la pena di provare anche con le altre; si tratta di Pygmaea pulvinaris, una pianta di altitudine, che forma dei soffici e tomentosi pulvini grigiastri di cm 5-10. Nella tarda estate la superficie del minuscolo cespuglietto appare costellata di piccoli fiori bianchi.
Coltivazione: questa pianta ha bisogno di un substrato granuloso, cioè molto permeabile, e totalmente privo di calcio; il miscuglio più adatto si compone di una parte di terra fibrosa affatto calcarea, due parti di torba o terriccio di foglie, una di sabbia grossolana ed una di breccino sottile. La pianta richiede un habitat molto luminoso ed arieggiato e, sebbene sopporti una certa umidità ambientale durante l'estate, in inverno è preferibile proteggere le sue foglioline dalla umidità. La propagazione si opera quasi sempre per divisione, in luglio, staccando dei pezzettini dalla pianta, possibilmente già parzialmente radicati, ed inserendoli in un vaso riempito solo di sabbia, tutt'intorno al bordo: la radicazione è molto rapida e facile.
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